di A. Di Ge.
Uno dei più importanti dipinti eseguiti in Sicilia da Caravaggio, proveniente dalla Chiesa dei Padri Crociferi di Messina, viene presentato dopo un lavoro di restauro durato sette mesi: da oggi e fino al 15 luglio sarà al Museo di Roma di Palazzo Braschi, poi tornerà a Messina (dal 25 luglio). Il dipinto – che sopravvisse al terremoto del 1908 – soffriva per la sua stessa natura fisica. «Il colore scuro dell’impianto dell’opera – ha spiegato Anna Marcone dell’Iscr, che ha eseguito il restauro – è stato la sua prima disgrazia.
Nei secoli lo hanno schiarito e la ’Resurrezione’ ne ha risentito». L’intervento, che arriva a oltre 60 anni da quello compiuto da Brandi, ha permesso di approfondire la conoscenza sulle tecniche usate dal Merisi in quell’ultimo tragico periodo della sua vita, in fuga tra Malta e la Sicilia. Aveva poco tempo per dipingere le grandi pale della sua produzione terminale. Realizzata tra il 1608 e il 1609, su commissione del mercante genovese Giovan Battista dè Lazzari, la pala monumentale (380 per 275 cm) fu eseguita dall’artista in poco tempo, grazie alla stesura sulla superficie di una preparazione bruna.
Su questa, l’artista tracciò con pennellate chiare e veloci le figure che affollano la scena. Il
Merisi, in più, doveva accontentarsi di quello che trovava sul posto e di materiali «poveri». Il supporto della tela è costituito da 6 parti in canapa cucite insieme.
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